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Dopo una prima visita invernale, torno al Palantone per vederlo in attivitĂ . Ă un imponente impianto idrovoro che solleva acqua dal fiume Po per irrigare le campagne romagnole, attraverso la complessa opera idraulica del Canale Emiliano Romagnolo. Allâinizio di settembre quattro pompe su otto sono ancora in esercizio, anche se non funzionano a pieno ritmo come a maggio, quando due addetti stanno di guardia allâimpianto giorno e notte. Attraverso il Palantone lâacqua viene sollevata fino a 5 metri e immessa nel Cavo Napoleonico, opera idraulica progettata allâinizio dellâOttocento per porre rimedio agli straripamenti del fiume Reno, incanalandolo e facendolo defluire nel Po. Il Cavo Napoleonico dal 1972 è utilizzato dal CER come riserva dâacqua e punto di partenza della sua rete idrica, e dipende dalla Regione Emilia-Romagna. Adesso il livello dellâacqua nel Cavo è di 9.70 metri slm,
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secondo la quota estiva. In inverno invece, quando non câè molta richiesta dâacqua e le pompe del Palantone sono ferme, scende fino a 8 metri slm. Tra pochi giorni lâimpianto del Palantone si fermerĂ ed Inizieranno le attivitĂ di manutenzione delle pompe. âĂ un lavoro molto vario, â dice Paolo Bacilieri, responsabile dellâimpianto â bisogna essere versatili e questo mi piace. Con le macchine non ci sono problemi, ci lavoro da tanti anni. La parte piĂš delicata è coordinare lâattivitĂ degli altri, siamo in cinque e bisogna che ci sia armonia per poter lavorare beneâ.
Romagnolo. Il Cavo Napoleonico funziona infatti da filtro, grazie alla sua ampiezza, agli argini ricoperti da piante e canneti e dato che lâacqua vi riposa per diverso tempo prima di essere sollevata e ossigenata dalle pompe negli impianti idrovori a valle del Palantone. In diversi punti del CER vengono costantemente prelevati campioni per essere analizzati. Nonostante i danni ambientali causati dallâuomo, il grande fiume che scorre lento conserva un suo fascino e diventa, per chi ci lavora e ci vive accanto, una presenza animata:
Anche se gli impianti del CER sono monitorati da sistemi di controllo automatici, lâesperienza e lâosservazione diretta conservano un ruolo fondamentale. Ad esempio, Bacilieri ormai decide âad occhioâ quando è il caso di interrompere il sollevamento dellâacqua: âCâè sempre qualcuno che approfitta delle piene per scaricare illegalmente sostanze inquinanti nel Po o nel Renoâ. In ogni caso lâinquinamento del fiume Po influenza solo parzialmente la qualitĂ dellâacqua del Canale Emiliano
âQuestâanno il Po è stato bravo...â. Dalla riva dove sto disegnando sento le voci di due pescatori provenire dallâisola in mezzo al fiume, di fronte al Palantone. Sono ungheresi, dice Paolo, sono venuti apposta per pescare i pesci Siluro e staranno una settimana li, in tenda. Una barca a motore con vela quadrata risale il fiume, forse con dei turisti. Anche nel Cavo Napoleonico câè un pescatore che sistema le sue due canne. Ha un buffo cappello rosa. Prende due piccoli pesci proprio mentre lo disegno.
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A SantâAgostino, 15 chilometri dallâimpianto del Palantone lungo il Cavo Napoleonico, inizia il Canale Emiliano Romagnolo. Ă una semplice chiavica di regolazione, con delle piccole pompe allâinterno per lâutilizzo invernale, in modo da mantenere un livello minimo dâacqua nel canale. La quota di questo tratto di canale è in genere la stessa del Cavo Napoleonico, fino al successivo impianto di Crevenzosa. Dal lato opposto del Cavo Napoleonico câè lâimpianto idrovoro di SantâAgostino Ovest, che solleva lâacqua del Cavo per immetterla nel Canale in Sinistra Reno, verso il paese di Cento. Questo tratto di canale è gestito attualmente da un altro consorzio. Luca e Daniele sono operai addetti alla manutenzione, che fanno capo allâimpianto del Palantone. Stanno rimuovendo un vecchio sistema di
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rilevamento del livello dellâacqua a monte della chiavica di SantâAgostino Est, per sostituirlo con un nuovo sensore che hanno realizzato loro: âIl lavoro è sempre diverso, facciamo un poâ di tutto, non câè il pericolo di annoiarsiâ. Tra il Cavo Napoleonico e il CER, a monte della chiavica di SantâAgostino Est câè uno sgrigliatore automatico. Nei mesi estivi molti sfalci finiscono in acqua ed è necessario tenere pulita la griglia che immette nel canale. Prima bisognava farlo a mano, calandosi con degli attrezzi lungo le griglie. In questo periodo viene acceso manualmente solo una volta a settimana. I detriti che raccoglie si accumulano da un lato e periodicamente vanno rimossi. Le rive del Canale Emiliano Romagnolo sono protette da una zona di rispetto e disseminate di cartelli di divieto di accesso. Nonostante questo, capita che le persone riescano ad introdursi nelle stradine laterali e buttino dentro rifiuti ingombranti o perfino macchine rubate. Ogni anno i diversi tratti di canale vanno svuotati e ispezionati. Il Cavo Napoleonico è collegato al
Reno tramite uno sbarramento, una doppia traversa con paratoie mobili, una che attraversa il fiume e una che apre verso il Cavo, gestita dalla Regione Emilia-Romagna. In questo periodo nel Reno câè poca acqua, e il tratto iniziale del Cavo è a secco, ci crescono le canne e la tifa. Una serie di âbriglieâ, come dei gradini di cemento, attraversano il Cavo per rallentare il deflusso dellâacqua durante le piene. Tra il Reno, il Cavo Napoleonico e il CER câè il bosco della Panfilia, unâarea verde nata quattrocento anni fa per arginare le piene del Reno e che viene saltuariamente allagata dal fiume. Qui la fauna è protetta, si possono raccogliere funghi e tartufi e fare passeggiate in bici o a cavallo. Tra le iniziative per valorizzarlo câè stata una simulazione di caccia alla volpe con i cavalli. La presenza delle volpi deve essere tenuta sotto controllo, ma da quando sono diminuite, sono aumentate le nutrie che, se scavano le tane attraverso gli argini dei canali, sono abbastanza dannose.
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Lâimpianto di Crevenzosa è la prima delle tre idrovore a valle del Palantone ed è gemello di quello di Pieve di Cento, a pochi chilometri di distanza. Tutti i pezzi dei due impianti sono intercambiabili. Il responsabile è Eugenio Lanzoni. Assieme ad Angelo Tonioli che è anche il custode dellâimpianto, sono meccanici elettricisti. âCon lâingegnere da cui dipendiamo, Nicola Bianconi, câè un rapporto familiare e questo rende il lavoro piacevoleâ, dice Lanzoni. A Crevenzosa lâacqua viene sollevata di circa 4 metri, da quota 9.00 a 13 metri slm. per mezzo di 6 pompe. Di queste, quattro sono pompe fisse a immersione, le âKSBâ, con una portata di 5 m3/s e possono funzionare anche tutte insieme. Il loro meccanismo è semplice, simile a quello delle pompe di un acquario domestico, e lavorano a 700 volt, il massimo ammissibile in acqua. A queste si aggiungono tre pompe ad asse inclinato con
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eliche variabili, piĂš complesse delle precedenti e con una portata di 10 m3/s che possono funzionare insieme alle quattro KSB, in modo da dotare lâimpianto di una portata complessiva di 50 m3/s. Raramente però si arriva a una portata di 40 m3/s. Un sistema di telecontrollo permette di verificare a monitor ogni 30â le rilevazioni delle quote dellâacqua, a monte (aspirazione) e a valle (mandata) di tutti gli impianti. Via web i dati sono accessibili dalla sede centrale. Nel caso di una variazione anomala, se una pompa non funziona, parte in automatico un sms per avvisare i responsabili dellâimpianto che a turno danno la reperibilitĂ . Se un impianto si ferma per due o tre ore, può significare anche una settimana di lavoro per recuperare il livello dâacqua necessario. Lâinterruzione del funzionamento delle pompe durante il periodo invernale dipende dagli anni. In caso di siccitĂ eccezionali, come sei anni fa, non smettono di lavorare mai. Di solito invece tra ottobre e gennaio gli impianti si fermano e si svuota il canale a tratti per pulizia e manutenzione.
Il prossimo inverno si dovrĂ riparare una pompa che lavora sottâacqua e bisognerĂ svuotare il bacino a monte dellâimpianto, profondo circa tre metri. Da questo bacino parte anche il canale Riolo, opera di irrigazione gestita dal Consorzio della Renana e che prosegue verso Est per poi immettersi nel Reno. Quando câè richiesta dâacqua, vengono sollevate le paratoie. Parlo con due pescatori sulle rive del CER. Lamentano la scomparsa di diversi pesci, anche per la diffusione dei pesci siluro. Dâinverno, quando il canale viene svuotato, il guardiapesca viene a ispezionare le âbottiâ, che devono mantenere un minimo livello dâacqua per consentire ai pesci presenti di sopravvivere. Spesso dentro si trovano solo i siluri, che si sono mangiati tutti gli altri pesci, crescendo a dismisura. Dallâimpianto si vede il campanile della chiesa di Galliera, che ha perso la punta nel terremoto del 2012. Lâimpianto invece non ha subito danni. Smetto di disegnare quando arriva un temporale.
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Quando negli anni Sessanta con il CER e altre opere idrauliche arriva lâacqua nella pianura romagnola, nasce lâesigenza di informare gli agricoltori sulla quantitĂ dâacqua ottimale per le nuove colture che era possibile introdurre e per le quali non câera esperienza. Prima si coltivava in prevalenza erba medica. Il CER ora informa gli agricoltori con pubblicazioni e riunioni organizzate dal consorzio e porta avanti progetti di ricerca, sperimentazioni agronomiche e di irrigazione sostenuti dalla comunitĂ europea. In questo periodo ne sono in corso due: uno sullâutilizzo di acque reflue per lâirrigazione, il progetto âWaterxCropsâ, applicato alla coltivazione di patate e un altro per confrontare due tipi di irrigazione, il sistema goccia-goccia e quello a pioggia, sulla coltivazione di pomodori e di mais, il progetto âFigaroâ. Allâazienda, oltre al responsabile Giorgio Guidoboni, lavorano due operai
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agricoli specializzati, Alfio e Monika, e sei operai stagionali, impiegati da marzo a settembre. La giornata di lavoro inizia alle 7.30 quando i dati meteo aggiornati vengono inseriti in un modello per stabilire il fabbisogno dâacqua giornaliero per le varie coltivazioni. Poi, oltre al normale lavoro agricolo, si effettuano rilevamenti manuali sul terreno per misurarne lâumiditĂ e prelievi di vario tipo per documentare la crescita delle piante. Accompagno Monika a raccogliere campioni di terreno nei campi di mais. âNel mio paese facevo lâinfermiera. Mi piace lavorare in campagna, è un lavoro di cura anche questo, però meno stressanteâ. Le piante sono piĂš alte di noi e in mezzo al campo non si respira per il caldo. Si può notare come il mais irrigato a goccia cresca in modo omogeneo, mentre quello irrigato a pioggia cresce molto alto, ma solo al centro del getto dâacqua. Guidoboni mi accompagna a vedere la zona umida, dove sono state immesse piante come pioppi, salici, canne e la tifa, che agiscono da fitodepuratori. Qui vengono confluite le acque reflue dei campi dellâazienda, che
contengono tracce di azoto e fosforo utilizzati per la concimazione. Lâacqua viene campionata in entrata e in uscita dalla zona umida e il sistema risulta efficace: âSi dovrebbero introdurre le zone umide obbligatorie in ogni azienda agricolaâ. Altrimenti, quando piove in eccesso, queste acque inquinate si spargono e finiscono in mare, creando ad esempio il problema delle alghe nellâAdriatico. Una parte dellâazienda che si trova lungo il CER e vicino al fiume Idice, è dedicata ad âAcqua in mostraâ, esposizione permanente e aperta a tutti di dispositivi per irrigare. Il sito web del CER inoltre offre gratuitamente istruzioni su quanto e quando irrigare, attraverso database e programmi personalizzabili a seconda delle esigenze. A mezzogiorno gli operai mangiano allâaperto nel tavolo di fronte alla sede. Uno di loro, decespugliatore stagionale e appassionato di geografia, mi racconta la storia di Humboldt, naturalista e viaggiatore Ottocentesco: âpuoi vedere un suo libro allâArchiginnasio, con delle mappe bellissimeâ.
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Il responsabile dellâimpianto è Andrea Luciani, perito elettrotecnico. Ha trentâanni e dice di essersi formato soprattutto attraverso la pratica diretta: âIl mio motto è la frase di Leonardo da Vinci: Se ti avviene di trattare delle acque, consulta prima lâesperienza e poi la ragioneâ. Considera il suo lavoro interessante ed è contento delle responsabilitĂ che gli sono state affidate. Si occupa anche delle parti elettroniche di tutto il Canale Emiliano Romagnolo. Cerco di seguirlo mentre mi spiega in dettaglio e con tono appassionato le caratteristiche dellâimpianto di cui sembra particolarmente fiero. Dotato di quattro pompe piĂš una di riserva, questa idrovora solleva lâacqua
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di un metro e mezzo, con una portata di 9 m3/s, scavalcando il fiume Savio con quattro condotte autoportanti, per una lunghezza di ben 80 metri. Le due condotte esterne hanno un diametro di 1,6 metri, quelle interne di 1,2 metri, per ispezionarle ci si può camminare dentro. Ogni tubazione è suddivisa in parti da giunti gibault, che ne assorbono la dilatazione termica. Gli addetti agli impianti del CER fanno corsi di aggiornamento sulla sicurezza, per lâantincendio, il pronto soccorso, corsi sulla media tensione e bassa tensione (ogni impianto ha cabine di trasformazione) e sullo smaltimento dei rifiuti. Lâolio che lubrifica le pompe, per esempio, non può piĂš essere riutilizzato nemmeno per la lubrificazione delle paratoie e bisogna usare un olio âecologicoâ, dato che in estate lâacqua del CER può anche essere immessa nellâacquedotto, attraverso tre potabilizzatori situati
a Macerone di Cesena, a Granarolo Faentino e a Forlimpopoli. In questo caso, la qualitĂ dellâacqua del canale viene analizzata sia dal CER che dallâacquedotto. âLâanno scorso il CER nel periodo invernale ha fornito lâacqua alla Romagna, perchĂŠ il livello della diga di Ridracoli era bassoâ. Nellâimpianto lavorano anche un aiuto tecnico e un geometra, che mi porta a vedere il Canale nel suo tratto terminale. Dallâimpianto di Savio in poi, infatti, il CER prosegue con dimensioni ridotte e cambia sezione: invece di avere le sponde inclinate a trapezio diventa rettangolare e si adatta al tracciato ortogonale della centuriazione cesenate, procedendo a zig zag con svolte ad angolo retto, fino a terminare nei pressi del fiume Uso in provincia di Rimini. Un prolungamento del CER oltre questo punto è in fase di realizzazione.
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A ridosso delle valli di Comacchio, Volta Scirocco è un luogo frequentato da pescatori, ciclisti ed escursionisti a cavallo. Anche Bruno Cortesi, responsabile e custode della traversa sul fiume Reno, ne tiene uno in un recinto vicino allâimpianto, tra il fiume e i campi coltivati. Mi accoglie Maurizio Leardini, impiantista che lavora al CER da ventâanni. La traversa è costituita da cinque paratoie mobili costruite negli anni â50 per regolare il livello dellâacqua del Reno. Impediscono allâacqua salmastra di risalire verso le campagne, cosĂŹ da poter utilizzare lâacqua del fiume per lâirrigazione o per usi industriali e facendola invece defluire durante le piene. Le paratoie sono azionate da un motore oleodinamico che si trova nella cabina di comando a lato dello sbarramento. Altri tre motori sono di riserva. A monte dello sbarramento,
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due canalette del CER derivano acqua dal fiume in direzione di Ravenna. Dei sensori misurano il livello dellâacqua a monte e a valle di questo e dei vari impianti e paratoie del CER e inviano i dati al computer. Sono monitorati dalla sede centrale a Bologna, ma la regolazione delle paratoie è sempre manuale ed è compito dei responsabili dei singoli impianti: âĂ una questione di esperienza â dice Maurizio â Dopo tanti anni sappiamo come regolarci. Se apri troppo, la velocitĂ del fiume in piena può rompere gli argini, bisogna farlo molto lentamente. Durante le piene del Reno ci alterniamo in due con turni di 6 ore, per garantire una sorveglianza continua della pienaâ. A fine estate lâattivitĂ prevalente è quella di manutenzione. Ogni due anni vanno sollevate le paratoie per pulire le intercapedini dallâinterno. Leardini si occupa anche della manutenzione delle parti meccaniche del CER nel tratto tra il torrente Sillaro e il torrente Uso (circa 60 km), dove il canale passa sotto a diversi fiumi per mezzo di âbottiâ, che vanno periodicamente ispezionate. Il livello dellâacqua viene abbassato per
riparare guarnizioni o sistemi elettrici. Attraversando lo sbarramento verso Nord si raggiunge lâOasi di Volta Scirocco, circondata dalle valli di Comacchio. Alcuni capanni per lâavvistamento degli uccelli non sembrano molto frequentati. Stormi di cormorani volano bassi. La loro presenza nelle valli è in aumento ed è diventata un problema per i pescatori. Sulle rive del Reno a valle della traversa ci sono diversi âpadelloniâ, capanni in legno per la pesca dai quali le reti vengono calate con un sistema di argani, alcuni risistemati come case per il weekend. Due pescatori stanno pescando in mezzo al fiume con un analogo sistema di reti ancorate alla loro barca. Sul corrimano della traversa sono appollaiati due aironi. Facciamo il giro del vecchio Reno, âbraccio mortoâ che circonda lâoasi e dal quale a volte viene immessa acqua nelle valli. Nei pressi della lapide che ricorda il passaggio di Anita e Garibaldi nel 1849, nellâacqua bassa vediamo un gruppo di fenicotteri, rosa come il tramonto.
o
Po
olan di V
Parco del Delta del Po
Po me fiu 4.00 s.l.m. livello medio estivo
Comacchio
Ferrara
1 Palantone
Salvatonica di Bondeno impianto idrovoro
Po
9.50
di
2 Cavo Napoleonico o attenuatore delle piene del fiume Reno
4 S. Agostino Ovest impianto idrovoro
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3 S. Agostino Est
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9 Azienda
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Agricola Sperimentale Marsili
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Crevenzosa impianto idrovoro 13.00 8 Pieve di Cento impianto idrovoro
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17.00
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impianto idrovoro
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Prevalenza di agricoltura estensiva: cereali, patate, cipolle, erba medica.
prin c ipa le 16.00
Budrio
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Massa Lombarda Can ale E mil iano 15.00
Medicina
Lugo agno lo R om
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a
potabilizzatore mobile
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6
eno
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can
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nt
fium
9.50
Canale in Sinistra Reno
r no
chiavica di regolazione inizio del CER
to
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a
Bologna
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Imola
Faenza
Indice
Legenda
1
n
valli di Comacchio
11 Volta
Derivazioni per usi plurimi, condotte sotterranee
Scirocco sbarramento mobile e oasi
3
10
7
me
La
mo
ne
Potabilizzatori
2
6
Chiavica di regolazione a Sant’Agostino est. Chiusa e bosco della Panfilia 12 settembre 2013
Marina di Ravenna
Polo industriale di Ravenna
2
Impianto idrovoro del Palantone. Cavo Napoleonico Salvatonica di Bondeno (FE) 12 settembre 2013
Impianti di sollevamento e altre dotazioni del sistema CER
M
fiu
potabilizzatore di Ravenna
Impianto idrovoro di Crevenzosa 3 maggio 2013
18
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Azienda Agricola Sperimentale Marsili Mezzolara di Budrio 3 luglio 2013
o
Ravenna
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Impianto idrovoro sul Savio Mensa di Ravenna 4 luglio 2013
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Cervia
11
derivazione del CER nel Lamone
Traversa mobile sul fiume Reno di Volta Scirocco Mandriole (Ravenna) 4 luglio 2013
lo tel c ia
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14.00 Cesena
Bellaria
potabilizzatore mobile
13 so
impianto idrovoro 12 Centuriazione cesenate 15.00
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14.00
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U
Prevalenza di agricoltura intensiva: ortaggi, pesche, albicocche, mele, pere
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I disegni qui raccolti sono stati fatti sul posto, durante diversi sopralluoghi lungo il Canale Emiliano Romagnolo tra novembre 2012 e settembre 2013. Le note scritte riportano risposte alle mie domande da parte degli addetti e responsabili degli impianti visitati che ringrazio per la loro disponibilitĂ . Testi e disegni cercano di avvicinare un lettore inesperto quanto me alla complessitĂ di un insieme di tecnologie, macchinari e persone, di problemi, ricerche e soluzioni, dedicati a una risorsa cosĂŹ importante come lâacqua che beviamo e che permette di coltivare quello di cui ci cibiamo. Grazie a Sonia Lenzi per aver ideato e coordinato questo mio reportage disegnato. Simonetta Capecchi www.inviaggiocoltaccuino.com
Consorzio di bonifica di secondo grado per il Canale Emiliano Romagnolo Via Ernesto Masi, 8 40137 Bologna Tel 051 4298811 Fax 051 390422 cer@consorziocer.it cer@pec.consorziocer.it www.consorziocer.it
I soggetti associati per lo studio, la costruzione e la gestione del sistema CER sono: Consorzio della Bonifica Burana Consorzio della Bonifica Renana Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale Consorzio di Bonifica della Romagna Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara Comune di Ravenna Ravenna Servizi Industriali s.c.p a.
Illustrazioni Simonetta Capecchi Grafica Lizart comunicazione visiva Stampa Grafiche dellâArtiere Progetto Comunicazione CER 2013 Con il contributo di: