RISORSE IDRICHE NON CONVENZIONALI: IL PROGETTO MEDWAYCAP TRACCIA UNA LINEA
E’ stata la sede di ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue), partner associato, ad ospitare a Roma l’evento nazionale “Strategie sostenibili e innovazioni tecnologiche per l’uso di risorse idriche non convenzionali”, co-organizzato, nell’ambito del progetto ENI-CBC Medwaycap, dai tre partner italiani Medwaycap -CIHEAM Bari, NRD Università degli studi di Sassari e SVI.MED.
Medwaycap è un progetto di capitalizzazione, primo nel suo genere, che integra i risultati ottenuti da altri progetti giunti a conclusione. Finanziato dal programma ENI CBC MED, Medwaycap ha permesso, grazie ad un processo di promozione del dialogo multisettoriale e ad una metodologia innovativa di scambio di conoscenze pratiche (Innovation Camps), di identificare le sfide più importanti per un uso esteso delle risorse idriche non convenzionali e degli strumenti tecnologici idonei, nonché le strutture e gli attori a livello mediterraneo.
L’evento romano, cui hanno partecipato istituzioni di livello nazionale (EWA, AQP, IRSA CNR, CREA BP, UNIBA DISPA, Svi.Med, Acquedotto Pugliese, Regione Piemonte, Consorzio di bonifica Renana, ANBI Piemonte) è stato finalizzato ad individuare soluzioni concrete di governance e di gestione industriale nel quadro di un’economia circolare: ne sono scaturite raccomandazioni, che verranno incluse nel Memorandum of Understanding e che contribuiranno al raggiungimento dei risultati dell’Agenda per l’Acqua dell’Unione per il Mediterraneo (UFM). L’esperienza italiana verrà valutata per la sua replicabilità ed efficacia nel contesto ampio del Mediterraneo.
Dalla discussione sono scaturite alcune raccomandazioni:
- Innovazione, ricerca e sviluppo : per evitare il gap tra la fine dei progetti di ricerca e lo sviluppo di prodotti o soluzioni capaci di raggiungere il mercato, occorre sviluppare l’innovazione in collaborazione con le imprese sin dalle fasi di ideazione della proposta progettuale di ricerca;
- Capitalizzare i risultati della ricerca ed il trasferimento della tecnologia nel mercato, valorizzando l’asset attraverso le start-up o altre figure intermedie per arrivare a prodotti da poter immettere nel mercato (industrializzazione dei risultati attraverso brevetti). L’ecosistema di ricerca ed innovazione è volto a questa finalità: una struttura proattiva, interattiva e multisettoriale, che diventa sistema. E’ necessario cambiare il paradigma del trasferimento della conoscenza in un’azione costante e penetrante di valorizzazione dei risultati della ricerca e degli asset intellettuali;
- Necessità di investire sulle infrastrutture e sulla rimozione delle barriere burocratiche o normative: nessun mercato è avulso dal contesto operativo generale ed i limiti alla diffusione di validi risultati di ricerca spesso derivano dal troppo oneroso sforzo di adattamento “sartoriale” alle rigidità infrastrutturali, normative, burocratiche. Una nuova governance di tipo industriale ed una capillare ristrutturazione delle infrastrutture esistenti a livello regionale e nazionale sono precondizioni per il raggiungimento dei livelli di efficienza economica, necessari allo sviluppo di nuove industrie od all’applicazione di nuove tecnologie;
- Non esistono soluzioni “generali”, utilizzare più soluzioni e più fonti idriche allo stesso tempo: investire su di un portafoglio ampio e diversificato di soluzioni, che offra possibilità di creare una robusta resilienza legata a soluzioni territoriali diffuse e non semplicemente vincolate ad una sola grande opera o tecnologia.
- Aumentare la quantità e la qualità delle informazioni e garantirne i flussi: troppo spesso vengono raccolti dati, che non sono poi correttamente capitalizzati, creando duplicazione degli sforzi e dei costi, senza con ciò produrre robusti flussi di informazioni capaci di raggiungere tutti gli attori della complessa filiera dell’acqua;
- Tenere conto dei costi/opportunità, che potrebbero dare queste risorse viste in una chiave di integrazione all’uso delle fonti idriche canoniche: è necessario decidere ed operare sulla base di scenari e risultati di modellizzazioni del rischio e degli impatti sui diversi settori produttivi, sociali ed ambientali. Vanno considerati i benefici ecosistemici, offerti dall’ambiente alle attività produttive, ma anche quelli prodotti da cicli produttivi sostenibili. Includere le variabili, che non rientrano nel semplice calcolo costi/benefici (contabilità ambientale, corretta analisi socio-economica e valutazione dei margini di resilienza di tutti i settori, incluso l’ecosistema stesso).
Dall’incontro è emerso che per chiudere la filiera è necessario che le risorse idriche non convenzionali sviluppino il loro potenziale di materia prima “seconda” e la loro capacità di sostenere nuove industrie, che attraverso l’estrazione di materie prime, utili alla bioeconomia, aumentino l’utilità economica e sociale di ogni volume idrico utilizzato, mantenendolo nel ciclo produttivo più a lungo e riducendo, ove possibile, il prelievo a monte. Medwaycap ha tracciato una linea e ha messo in luce un problema: le possibili soluzioni risiedono nella capacità di generare e stimolare processi di co-creazione, includendo interlocutori, che vengano dal mondo economico, affinché si possa valorizzare al meglio le Risorse Idriche Non Convenzionali come risposta ai problemi di scarsità, già presenti nel panorama attuale e previsti in futuro.
CANALE EMILIANO ROMAGNOLO
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